Già Ovidio con le sue Heroides aveva dato diretta voce a Penelope. Tentativo non nuovo, anche quello di rileggere il mito della regina itacese al di fuori dei canoni tradizionali. Brigidina Gentile, studiosa delle culture latinoamericane e traduttrice, nel testo L’altra Penelope – Antologia di scrittrici di lingua spagnola Ed. Oedipus (2008) alla curiosità intellettuale ed alla attenta ricerca di scritture (alcune inedite) aggiunge, per sua aperta dichiarazione, il desiderio di dimostrare che “Penelope non e una donna che aspetta, ma una donna che trama”.

Il libro e stato presentato a Napoli il 24 aprile 2009 alla Libreria delle donne Evaluna (e quale miglior luogo?) presente la curatrice, con la complice e finemente provocatoria conduzione del
poeta Mariano Bàino e con l’intervento della docente presso l’Università di Salerno Rosa Maria Grillo, che dirige la collana di scrittori latino-americani “A Sud del Rio Grande” per l’editore Oèdipus. Una sorta di antologia che raccoglie testi di narrativa, poesia e teatro, autrici sedici letterate di cultura spagnola e ispanoamericana, scelte perche chi meglio di una donna può comprendere la complessità d’animo di Penelope, consegnataci dalla tradizione, in maniera forse riduttiva, come la regina in paziente attesa di Odisseo ed in difesa del “focolare” domestico. Nella raccolta si esce allora dalla iconografia consueta della tradizione, con i versi di Francisca Aguirre, Tina Escaja, Luisa Castro e Ana Maria Romero Yebra (Spagna), Claribel Alegria (Nicaragua),
Pastora Hernandez e Miriam Ventura (Repubblica Dominicana), Aida Toledo (Guatemala), Carmen Valla e Lourdes Vasquez (Porto Rico). Si racconta di una Penelope “viaggiatrice” nella sezione narrativa dove sono presenti Libia Brenda Castro Rojano e Esther Seligson (Messico), Lourdes Ortiz (Spagna) e Rima De Vallbona (Costa Rica), quindi per il teatro l’appassionato monologo di Tere Marichal Lugo (Porto Rico) e l’opera a più voci di Itziar Pascual (Spagna). In questa che la stessa Brigidina Gentile ha una definito una sorta di tela-testo, la Penelope di Omero e della tradizione maggiore, ritratta nel duro apprendistato di attesa e nella trama di astuzia e di saggezza, ci viene restituita liberata dal mito e dalla sua costrizione, a vantaggio di una complessità del femminile – bene sottolineata da Báino nel suo intervento facendo cenno anche ad una tradizione minore che ha narrato, con meno fortune, di una Penelope congiunta al dio Ermes e madre
di Pan, e non soltanto – che si scompone in un seducente gioco di labirinti e di specchi. La Penelope rivisitata cede il passo alle diverse Penelopi, si rivelano nuovi volti e nuove verità, e la recitazione dell’attrice (nonché cantautrice dei Moodrama) Simona Tortora di alcune delle poesie (Il vento di Itaca, Lettera ad un esiliato, Prima lacrima) della raccolta, trasferirà al presente e motivato pubblico le suggestioni di una più profonda sottigliezza interpretativa, una scrittura attualizzata che, con ricchezza di chiaroscuri, disegnerà la regina itacese ben oltre il gineceo ed il telaio. Cosa si aggiungerà alla donna, figlia di Icario re di Sparta condannata, complice la guerra di Troia e non soltanto, ad una lontananza di oltre quindici anni dallo sposo Odisseo ed a
vivere solo di attesa e di furbizie? La Penelope superba di certezze e di dedizione, di onesta e di sottomissione, diviene anche la donna innamorata, fragile e dubbiosa, accattivante ed imprendibile, e non soltanto. Ma anche risoluta e capace di un proposito di vita senza Ulisse (lettura post-femminista?), in un eterno femminino che ci partecipa una mai sopita sfida all’inafferrabilitàdell’animo femminile. Una Penelope che all’amicizia coniugale – philia – tipica di una età matura dei sentimenti, non sacrifica del tutto la passione – eros – e non rinuncia neanche ad un gioco di seduzione nei confronti dei proci pretendenti, pur se rifiutati, ne ad una ribellione alla sua casta e forzata attesa, che la conduce altrove, rispetto a dove il mito l’ha in un certo senso legata. Alle nostre sensibilità contemporanee si pongono interrogativi, sul senso di coltivare la pazienza e nel tempo, immobile, vivere il desiderio. Avanzano risposte nuove e molteplici. “Il mito si e compromesso irrimediabilmente con la modernità” ma e forse peregrino immaginare come nel mondo classico esistessero già diverse Penelopi, alle quali il cantore non da piena voce, lasciandone solo spazi per l’intuizione? Forse che la tradizione non tacito ogni diversa versione, ritenuta non utile a creare l’inossidabile mito della pazienza e della dedizione? Sono interrogativi ai quali le scrittrici tentano ognuna una risposta, facendoci abbandonare la fissità dei tratti canonici che hanno accompagnato Penelope nella storia e facendoci riguadagnare, pur nel rispetto sostanziale del mito e senza stravolgere l’archetipo epico ed omerico, un personaggio più ‘umano’ sul piano psicologico, con tutte le sue insicurezze, le gelosie, i momenti di insofferenza e di ribellione. “Riempire i vuoti ed interpretare il silenzio di Penelope (in Omero tace, altri parlano per lei)” sottolineerà Rosa Maria Grillo, ma anche aggiungere nuove storie (post-moderne?). Dall’antologia viene fuori un affresco di identità varie che crediamo liberi le donne da quella mitizzata, e la scrittura di rivisitazione – oltre che pregevole sul piano strettamente letterario – apparirà utile a sfrondare lo stereotipo ed il luogo comune, ad offrirci nuove chiavi interpretative, che ampliano ed attualizzano la comprensione del mito stesso. Utile segnalare, infine, elementi che impreziosiscono questo lavoro di ricerca e di fine tessitura, le riflessioni che accompagnano la prefazione e gli scritti in appendice, ad allargare il viaggio ancora nel mito, ed oltre il mito.

 

fonte http://www.oltrecultura.it
Marisa Paladino

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