di Lavinia Arthemis

Dialogo intenso, intimo e originalissimo tra Beatrice, poetessa del primo novecento e Lei (Brigidina Gentile), poetessa di oggi, una vita compiuta e una vita in divenire di due donne che si parlano dalle due estremità dello stesso secolo superando i confini del terzo millennio qui nel nostro Occidente.

Le due vite sono unite da un enigma che cerca la sua soluzione e la sua pace nel tormento del loro dialogo. Quest’enigma antico è la sottomissione e il dominio di una specie, di un genere, di una razza, di un individuo su un altro individuo. Sembra che il nostro pianeta tragga linfa e vita da questa crudele alternanza/lotta tra forze distruttive e generatrici.

Nel dialogo tormentato tra Beatrice e Lei si riaprono le antiche ferite delle donne: “ho dovuto camuffarmi” dice Beatrice indicando l’invisibilità della condizione femminile. Quella storia infinita di mascheramenti più o meno violenti e crudeli, e di identità negate, storie di obbedienze e di devianze e di malattia mentale.

Beatrice poetessa di allora e Lei poetessa di ora esprimono quella “coscienza infelice” al femminile che attraversando il mondo fin nel nostro novecento ha prodotto il miracolo della coscienza e della parola femminista. Desidero con passione dire a entrambe che poiché “le parole fanno accadere le cose! le parole sono vive!” oggi là fuori in Occidente (e timidamente anche altrove nel pianeta) qualcosa di importante sta succedendo: le ragazze sono libere. Sono entrate con la forza di uno tsunami in tutte le istituzioni della società: nei tribunali, ospedali e corpi militari, nello sport e nella letteratura, nella scienza e nell’arte, e stanno riempiendo i posti. La lotta è dura, le trappole infinite ma si sta compiendo una invasione di masse femminili attive perchè queste ragazze hanno le ali ai piedi e corrono verso il trono e lo raggiungeranno perchè non hanno i piedi fasciati e spezzati delle antiche donne cinesi (pratica perseguita fino alla fine del diciannovesimo secolo) e non hanno nemmeno il tacco dodici che nel più civile Occidente le faceva comunque barcollare (entrambi ideali di bellezza ed eleganza femminile). Se una ragazza oggi a una festa si mette il tacco dodici lo fa per un gioco malizioso non per errata identità. Le donne degli anni 50 passavano ore in bagno a perfezionare il loro trucco, a volte ci dormivano nella paura che il marito si accorgesse del loro vuoto. Non più escissione della clitoride né finzione dell’orgasmo per compiacere il predatore. Tortura e barbarie. Maschera e limitazione del movimento. Piedi spezzati e tacco 12.

Queste ragazze hanno le ali ai piedi e corrono verso il trono. Questo emozionante libro rivela la storia della “coscienza infelice” femminile attraverso parole creatrici di relazioni nuove “le parole fanno accadere le cose” dice Beatrice e le cose sono accadute davvero caro Freud da quando dicevi che un uomo a trenta anni inizia la sua vita più creativa mentre la donna alla stessa età inizia il suo declino, vieni a vederle oggi queste ragazze e dimmi cosa ne pensi.

E mi rivolgo a Beatrice come a Brigidina: corriamo alla finestra e applaudiamo queste giovanissime ragazze con le ali ai piedi che corrono verso il trono!

Sono come il volo degli storni, ognuna marcia al fianco dell’altra per non essere più preda, e insieme vorticosamente danzano.

 

Lavinia Arthemis

 

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